In questo episodio rendiamo omaggio a Stephen Covey (Salt Lake City, 24 ottobre 1932 – Idaho Falls, 16 luglio 2012) che divenne celebre a livello internazionale per la sua pubblicazione Le 7 regole per avere successo (Franco Angeli Editore – assolutamente consigliata). In particolare andremo ad analizzare l’ultima delle sue sette regole per avere successo e, cioè, quella relativa al rinnovamento delle quattro dimensioni della nostra vita.
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Oggi parliamo di Stephen Covey e la sua 7^ regola per avere successo. Stephen R. Covey (Salt Lake City, 24 ottobre 1932 – Idaho Falls, 16 luglio 2012) è stato un educatore, scrittore e uomo d’affari statunitense.
Divenne celebre a livello internazionale per la sua pubblicazione Le 7 regole per avere successo, assolutamente consigliata.
Il libro, pubblicato nel 1989, ebbe uno straordinario successo, vendendo oltre 25 milioni di copie con traduzioni in oltre 50 lingue.
Covey conseguì una laurea in amministrazione aziendale presso la università dello Utah. Ha ricevuto dieci dottorati onorari.
Covey mori per le conseguenze di un incidente in bici nelle prime ore del mattino del 16 luglio 2012 a 79 anni.
Queste sette regole per avere successo sono, come dice Covey stesso, “un approccio integrato, sequenziale e coerente per lo sviluppo dell’efficacia personale e interpersonale”.
Diamo uno sguardo veloce a: le sette regole per avere successo secondo Stephen Covey.
Noi parleremo in particolare dell’ultima regola, la settima, però definiamole un attimo tutte e sette.
1. Sii proattivo (visione personale)
2. Comincia pensando alla fine (leadership personale)
3. Dai precedenza alle priorità (gestione personale)
4. Pensa vincere/vincere (leadership interpersonale)
5. Prima cerca di capire… poi di farti capire (comunicazione empatica)
6. Sinergizza (cooperazione creativa)
7. Affila la lama (autorinnovamento equilbrato)
Incominciamo a parlare di quest’ultima regola partendo dalla fine per un motivo specifico.
Covey afferma che la nostra natura è composta da quattro dimensioni: quella fisica, spirituale, mentale e sociale-emozionale.
In questo contesto, la settima regola, “affilare la lama”, vuol dire vivere in un rinnovamento costante nel tempo di queste quattro dimensioni e, soprattutto, creare un equilibrio proprio tra queste quattro caratteristiche che governano la nostra natura.
Cosa troviamo in queste 4 dimensioni? Vediamole singolarmente una per una: Nella dimensione fisica troviamo cose come esercizio, alimentazione e metodi anti-stress; in quella spirituale troviamo l’impegno (ad esempio quello verso uno scopo superiore), lo studio e la meditazione; in quella mentale troviamo cose come leggere, visualizzare, pianificare, scrivere; ed infine in quella sociale-emozionale troviamo cose come il servizio (inteso come il servire il prossimo), l’empatia, la sinergia (il lavorare insieme) e la sicurezza interiore.
Il conoscere queste dimensioni e gli aspetti di ogni singola dimensione ci consente di creare quella che viene comunemente definita come “una vita bilanciata” Questo schema, per così dire dimensionale, lo si può trovare ed applicare ai più disparati campi dell’universo, dal singolo individuo fino alle organizzazioni.
Quando Covey parla di “affilare la lama”, la settima regola, parla di trovare il modo di vivere ogni dimensione in maniera regolare, costante, saggia ed equilibrata.
Analizziamole una per una. Il cibo giusto, il giusto esercizio, il giusto riposo e relax. Questi sono i fattori che compongono la dimensione fisica.
Ad oggi sappiamo benissimo che tutte queste cosa ci fanno del bene. Il problema non è infatti il sapere che fanno bene ma è comprendere la risposta alla seguente domanda: “Se sappiamo che ci fanno bene… perché non lo facciamo? Perché non riusciamo a seguire una dieta bilanciata, a fare regolarmente esercizio e a non farci devastare dallo stress?”
Iniziamo col capire quanto curare la dimensione fisica ci faccia bene. Partiamo con l’esercizio fisico. Uno studio (https://www.physiology.org/doi/abs/10.1152/japplphysiol.00174.2018) effettuato su alcuni 70enni (uomini e donne) che si allenavano da circa 50 anni, ha rilevato che la struttura muscolare di costoro era molto molto simile alla struttura muscolare dei giovani di 20 anni.
Cosa vuol dire? Allenarsi sui lunghi periodi comporta vivere una vecchiaia assai migliore in termini di efficacia ed efficienza fisica.
Il vostro obiettivo con l’esercizio fisico è incrementare la vostra forza, la vostra resistenza e la vostra flessibilità. Senza entrare nel merito di esercizi specifici, la cosa che dovete sapere è che la resistenza si ottiene con esercizi che sviluppano l’efficienza cardiovascolare.
Cose come la marcia, il nuoto, la corsa, la bicicletta, lo sci ma anche il body-building mirato a sviluppare la resistenza (tramite pesi leggeri ma con un alto numero di ripetizioni da eseguire sui grandi gruppi muscolari) hanno la capacità di incrementare la vostra resistenza cardiovascolare.
La flessibilità si ottiene con lo stretching. Qui ci sono le più disparate correnti di pensiero: c’è chi dice che serve, chi non serve, chi dice che è meglio farlo prima dell’allenamento, chi dopo, chi prima e dopo.
Personalmente mi fido del consiglio di Ashley Conrad (una grandissima personal trainer america; abbiamo parlato di lei nell’articolo e podcast sul rimettersi in forma velocemente) che nei suoi video consiglia sicuramente di farlo prima dell’allenamento e poi, volendo anche dopo.
Infine bisogna incrementare la forza. Migliorare questo aspetto ha un impatto su tutte le nostre attività e su tutto il nostro organismo, muscoli e ossa. Per sviluppare la forza, l’allenamento con i pesi è un must ma ci sono altre vie come gli esercizi a corpo libero, il calisthenics e via dicendo.
E l’alimentazione? Questa è una nota dolente ma che dobbiamo affrontare. Abbiamo già parlato in altri podcast del fatto che le diete (nel senso del “mettersi a dieta”) non funzionano oppure che la forza di volontà non basta.
Sappiamo che la maggior parte dei cibi che mangiamo è spazzatura ricca di zuccheri, grassi (quelli cattivi, perché esistono anche quelli buoni) e sale.
Sappiamo che le grandi industrie alimentari fanno di tutto per renderci dipendenti da queste schifezze. Sappiamo anche che ci sono interi laboratori dove vengono studiati i cosiddetti bliss point, cioè i punti di beatitudine delle nostre papille gustative.
Il problema del bliss point è che *è molto simile alla dipendenza da droga*. Infatti, quando assaporiamo questi cibi così (apparentemente) deliziosi, nel nostro cervello viene rilasciata **dopamina** (nota anche come il *neurotrasmettitore del piacere*) che provoca una sorta di dipendenza.
*Da qui, quindi, la necessità di assumere con più frequenza e in dosi sempre maggiori, proprio quei cibi che sono più dannosi per l’uomo*.
Insomma sappiamo un sacco di cose… ed è questo il nostro potere più grande. A cosa serve fare tutto questo lavoro? Non solo a stare in salute, ed ora sappiamo il perché, ma anche perché ci consente di sviluppare tutte quelle virtù come la pazienza, la tenacia, la disciplina, che altrimenti sarebbero impossibili da sviluppare.
Ma soprattutto, …soprattutto…, allenarsi e mangiare correttamente serve a sviluppare la nostra proattività.
Anche se ci annoia allenarci e ci sentiamo pigri e letargici, facciamolo comunque. Alleniamoci. Troviamo il modo anche 30 minuti al giorno di dedicarci al nostro corpo. Queste sono le attività che avranno un maggior ritono sul lungo periodo, specie nella vecchiaia perché ricordate: la vecchiaia si prepara in gioventù.
Passiamo adesso alla dimensione spirituale.
“Perché lavate l’esterno della tazza? Non sapete che chi ha fatto l’interno è anche colui che ha fatto l’esterno?” Disse Gesù ai suoi discepoli.
Curare la dimensione spirituale è importante quanto curare quella fisica. Questa dimensione rappresenta il centro della vostra esistenza.
Ormai, con tutte le scoperte scientifiche che si stanno susseguendo, dalla fisica quantistica all’epigenetica, sono sempre più le persone che pensano che siamo esseri spirituali in un corpo materiale, un avatar.
Come possiamo sviluppare la nostra dimensione spirituale? Ci sono vari modi: è possibile meditare, leggere, ascoltare le grandi opere musicali, immergersi nella natura, pregare.
Oppure, molto semplicemente (anche se più complicato) porsi delle domande potenti come queste: Perché sono qui? Qual è il mio scopo in questo viaggio terreno? Quale relazione ho con gli altri e gli altri con me? Qual è il mio scopo nei confronti del prossimo? Cosa faccio, ho fatto o posso fare per gli altri? Qual è la mia missione spirituale capace di guidare le mie azioni per uno scopo superiore? Perché ho chiamato in causa il prossimo?
Perché non è solo Stephen Covey che parla di dimensione spirituale. Ricordando che queste dimensioni di cui stiamo parlando possono (e devono) essere anche applicate al business, anche Robert Kiyosaki, famoso imprenditore e scrittore (abbiamo parlato di lui in alcuni podcast precedenti e sul sito di Modelli di Successo), ed autore di Padre Ricco Padre Povero, afferma che in un business la “Missione” spirituale è essenziale.
Senza una missione spirituale una qualunque azienda è destinata a perire. Perché? Perché un business per definizione deve “servire” altre persone, migliorare la loro qualità della vita e rendere il mondo un posto migliore.
Chi lavora solo e meramente per i soldi non potrà mai fare un buon lavoro, che sia una mega azienda o il proprietario del supermarket dietro l’angolo. Quindi, che siate, un postino, un parrucchiere, una casalinga, un impiegato assicurativo, un digital marketer o qualunque altra cosa, quando lavorate, sforzatevi di chiedervi sempre come potete usare il vostro lavoro per migliorare la vita degli altri.
Così facendo anche il lavoro più umile può trasformarsi in qualcosa di grande che ha un impatto sul mondo o sicuramente sul vostro mondo. A cosa serve dedicarsi alla dimensione spirituale?
Serve a portare a termine un rinnovamento interiore che ci da forza, energia e una carica supplementare per affrontare le vicissitudini della vita.
La cosa davvero importante, però, è rinnovare il nostro impegno nei confronti della nostra dimensione spirituale. Ecco perché è di fondamentale importanza avere una missione personale.
Robert Kiyosaki stesso afferma che: “La missione ha la funzione di motivarci verso gli obiettivi che ci prefiggiamo e più gli obiettivi sono elevati, più forte deve essere la nostra fonte motivazionale, la nostra missione”.
Tutti noi abbiamo una missione da compiere su questa terra. Realizzare la nostra missione ci consente di dare un significato alla nostra esistenza e di capire il perché siamo qui.
Passiamo alla dimensione mentale.
È assolutamente 1.000.000 di volte più salutare ascoltare i podcast di Modelli di Successo che andare a perdere tempo sui social per ore e ore senza concludere nulla.
Il problema di oggi è che subiamo quotidianamente un sovraccarico di informazioni che non ci portano a concludere nulla.
Tutto è veloce oggi e la troppa scelta di informazioni ci porta ad operare nessuna scelta. Rimaniamo bloccati, in stasi e vivendo per inerzia.
Così facendo la nostra mente si atrofizza e noi ci ritroviamo a passare prima giorni, poi settimane, poi mesi e poi anni non imparando davvero qualcosa di nuovo e utile per la nostra vita.
La vostra mansione più importante dovrebbe essere sviluppare voi stessi e lo potete fare solo acquisendo le giuste informazioni.
Henry Ford diceva: “Chiunque smetta di imparare è vecchia che si abbia 20 o 80 anni. Chiunque continui ad imparare resterà giovane. La più grande cosa nella vita è mantenere la propria mente giovane.”
I social media, la televisione e in generale tutti i mezzi di intrattenimento attuali sono la più grande arma di distrazione di massa mai esistita. Da cosa ci distrae? Da noi stessi e dalla possibilità di essere persone migliori che pensano con la propria testa.
L’ambiente che frequentate, le persone con cui uscite e persino le conversazioni che ascoltate, i programmi televisivi che vedete e i libri che leggete hanno il potere di influenzarvi, sia in maniera positiva che negativa.
Da questo assunto nasce quindi l’esigenza di attuare un’efficace autogestione (come la chiama Covey) che vi permette di selezionare le informazioni che decidete di assorbire.
Sarebbe cosa buona e giusta iniziare questa autogestione limitando il tempo da passare sui social, ai videogames, alla TV ad una manciata di ore a settimana (7-10) e poi rendendo queste ore più produttive. Come?
Avete sempre possibilità di scelta. In TV potreste seguire dei programmi educativi o di grande qualità. Sui social potreste seguire pagine di persone che cercano di fare la differenza nel mondo e quindi alimentare il vostro feed Facebook con queste informazioni.
Su YouTube potreste guardare video ad alto impatto motivazionale o video formativi per migliorare la vostra vita o il vostro lavoro. Insomma potete fare grandi cose.
Come afferma Covey: “le persone produttive sono in grado di trovare molti modi per educare se stesse”.
Questo modo di fare, questo modo di auto-educarvi vi consente di veicolare le informazioni in modo che vi siano di aiuto per raggiungere i vostri obiettivi e cambiare i vostri paradigmi mentali.
Un’ultima cosa: leggete, leggete, leggete. Leggere i libri giusti e di grande qualità è l’unico modo di aprire la vostra mente. Nel processo di lettura, infatti, si nasconde la possibilità di cambiare la vostra mente sulla base di quello che leggete ed in maniera del tutto inconscia.
Soprattutto, leggere vi consente di entrare nella mente dell’autore fornendovi indizi utili su come questo si comporta in determinate aree della sua vita e quindi di prendere spunto. Leggendo gli articoli e ascoltando i podcast di Modelli di Successo fate lo stesso e in maniera ancora più specifica ed approfondita.
Per Covey ci altre due cose molto importanti da curare nella dimensione mentale. Una è lo scrivere, in quanto promuove la chiarezza mentale e vi consente di esprimere meglio i vostri pensieri e sentimenti (in questo caso potreste avere il buon vecchio diario).
Nell’articolo e Podcast “Brian Tracy: 7 fasi per definire i vostri obiettivi in maniera efficace” scrivevo del fatto che è proprio lo stesso Tracy a consigliare di scrivere ogni giorno i vostri obiettivi su carta.
Infatti l’atto stesso di scriverli attiva il subconscio ad operare per raggiungerli. In uno studio relativo alle persone che, l’anno precedente, si erano fatte dei propositi per l’anno nuovo (*senza* metterli per iscritto) si è scoperto che solo il 4 per cento delle persone intervistate li aveva raggiunti. Mentre il 46 per cento di coloro che li avevano messi per iscritto ci aveva lavorato e li aveva raggiunti. Ecco perché è così importante scriverli.
L’altra è quella di “organizzare e pianificare” la vostra vita e le vostre attività. Ciò promuove lo sviluppo di tutti quei processi mentali che vi consentono di raggiungere un fine specifico (visualizzazione, problem solving, pianificazione, ecc).
Ed ecco l’ultima dimensione. Si tratta di una dimensione che, a differenza delle altre, non richiede del tempo da dedicare perché praticamente ogni giorno abbiamo la possibilità di interagire con gli altri. Questa è, infatti, la dimensione che si basa sul rapporto con le altre persone.
Sicuramente curare questa dimensione richiede esercizio come le altre.
La dimensione sociale-emozionale si riallaccia molto al concetto di missione spirituale di cui abbiamo parlato in precedenza. Essa, secondo Covey, si basa su tre princìpi specifici: leadership interpersonale, comunicazione empatica e cooperazione creativa.
Per sviluppare questa dimensione abbiamo bisogno di adottare una serie di modalità di approccio alle situazioni che iniziano col pensare Vincere/Vincere (Win Win).
In questa modalità le parti (ad esempio due persone che comunicano tra di loro pensieri, idee o obiettivi comuni) si adoperano per trovare una soluzione che vada bene per entrambi e non solo per una delle parti.
Successivamente si passa all’ascolto empatico, che ci consente di ascoltare la persona con cui si sta parlando non con il focus sulla risposta che dobbiamo dare ma cercando di comprenderla sia logicamente che emotivamente.
Non appena siamo in grado di rispiegare ciò che ci viene comunicato in maniera chiara e corretta si passa alla modalità successiva, la cooperazione creativa, dove si lavora per creare soluzioni alternative che vengono riconosciute come migliore di quelle espresse dai singoli individui.
Quando riusciamo ad assumere agevolmente queste tre modalità nel rapporto con gli altri ecco che riusciamo a sviluppare una forte sicurezza personale, una sicurezza che non deriva dall’esterno ma dall’interno di noi stessi.
Quando seguiamo i nostri princìpi e valori e, contemporaneamente, ci interfacciamo col prossimo in maniera equilibrata, dove non esiste il giusto o sbagliato ma esistiamo “insieme”, ecco che il risultato che otteniamo è proprio lo sviluppo di questa dimensione che porta ad un sorta di pace interiore.
Covey afferma che “*la pace della mente si ottiene solamente quando la vostra vita si trova in armonia con i princìpi e i valori veri*” e continua dicendo “*la sicurezza interiore viene dal servizio, dagli aiuti veri che offriamo agli altri. Una fonte importante è il vostro lavoro, quando vi vedete sotto la luce del contributo e della creatività, facendo davvero la differenza. Quello che conta è fare del bene per la vita delle altre persone. La motivazione è l’influenza, non il riconoscimento”.
Queste ultime parole sono la base del progetto Modelli di Successo. In ogni post del blog invito chiunque lo legga e arrivi alla fine a condividere l’articolo con amici e parenti.
Perché? Non è per farmi bello ma per adempiere alla mia missione spirituale e dell’intero progetto: aiutare le persone a vivere una vita più piena e di successo.
Come disse George Bernard Shaw: “Questa è la vera gioia nella vita: utilizzare la propria esistenza per uno scopo alto”.
Abbiamo analizzato la 7^ regola per avere successo secondo Stephen Covey e abbiamo visto come ogni dimensione faccia parte di un meccanismo più grande atto a indicarci la via per qualcosa di meglio. Il nostro compito è ricordarci di rinnovare sempre e costantemente nel tempo queste dimensioni.
La bellezza di questa regole (come per le altre) sta nel fatto che sono princìpi che si possono (e si devono) applicare in tutti gli ambiti del sistema in cui viviamo: dalla nostra vita personale al business al nostro lavoro quotidiano ai nostri obiettivi.
Ciò che ci è richiesto è in pratica educare noi stessi al rinnovamento continuo di queste dimensioni, poiché il rinnovamento continuo di questi princìpi porta con sé la nostra evoluzione. Viceversa, quando non seguiamo e non rinnoviamo queste aree, avviane l’esatto contrario: ci involviamo e, come tutte le cose della natura, ciò che non evolve è destinato a perire in fretta.
Covey fa l’esempio della spirale ascendente (spirare logaritmica o spirale esponenziale). Se cercate su Google questa immagine vi ritroverete di fronte all’essenza della vita stessa: evolvere se stessa.
Tutto nella nostra vita è e deve essere evoluzione. Partendo da un punto fino ad arrivare al massimo del nostro potenziale tutto deve orientarsi, secondo Covey, a 3 cose: imparare, impegnarsi e fare.
Seguendo questi 3 compiti quotidianamente abbiamo la possibilità di salire ad un livello superiore e accogliere nuove ed entusiasmanti opportunità di essere migliori. Ogni livello raggiunto porta con sé nuove situazioni e nuove sfide che ci danno la possibilità, se le cogliamo, di raggiungere un livello superiore.
Il vostro unico scopo nella vita è evolvere voi stessi al massimo del vostro potenziale.
Il rimanere fermi, la stasi, l’inerzia, l’inettitudine portano solo involuzione.
Per concludere con le parole di Covey: “Per continuare a progredire dobbiamo imparare, impegnarci e fare, imparare, impegnarci e fare, e poi imparare, impegnarci e fare nuovamente”.
Bene amici siamo arrivati alla fine del podacast.
Vi auguro davvero una vita piena e di successo.
Ciao e alla prossima!
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