Oliver Sacks: risvegli per vivere una vita piena [articolo-documentario]

Come dalla malattia si può apprendere il segreto per vivere una vita veramente piena.

Oliver Sacks: risvegli per vivere una vita piena è l’articolo-documentario di Modelli di Successo ispirato alle vicende e ai casi clinici raccolti dal Dott. Oliver Sacks (1933-2015) nel corso della sua carriera di neurologo, nonché un tributo al suo operato come medico prima ed essere umano poi. Un viaggio per comprendere come il successo, nel senso più ampio del termine, sia davvero ovunque e come proprio dalla malattia si possa apprendere il segreto per vivere una vita piena davvero. Pronti per iniziare a vivere davvero? Andiamo!

Oliver Sacks risvegli per vivere una vita piena
Oliver Sacks: risvegli per vivere una vita piena – Foto tratta dal film “Risvegli” con Robin Williams e Robert De Niro

ATTENZIONE: Questo articolo-documentario non è adatto ai “deboli di cuore”, a chi non ha una mente aperta e, soprattutto, a chi non ha coraggio. È un articolo che potrebbe cambiarvi per sempre la vita, di alto valore morale e ad alto impatto motivazionale, ma, come tale, molto forte. Se si è sensibili e non si ha il coraggio di cambiare i propri paradigmi mentali non proseguire la lettura.

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Premessa

Una storia che contiene un grande insegnamento va raccontata affinché voi, uomini e donne che hanno il coraggio di intraprendere il sentiero della crescita interiore possiate trasformare il seme di quell’insegnamento nella forza di quel maestoso albero che chiamiamo vita.

Quella storia la state per leggere in questo contenuto di Modelli di Successo.

Il protagonista di questo articolo-documentario è Leonard L., il paziente che più ha insegnato a Oliver Sacks cose sulla malattia e sulla natura umana di tutto il resto dei suoi pazienti messi insieme.

Dall’opera di Oliver Sacks “Risvegli”, da cui trae ispirazione questo post, è stato fatto un film, dal titolo omonimo, con Robin Williams e Robert De Niro.

Consiglio: leggete questo articolo-documentario ascoltando la meravigliosa musica di Randy Newman in sottofondo:

PS: Tutti i video presenti in questo articolo sono in lingua inglese o sottotitolati.

L’inizio di un incubo: la grande epidemia della “malattia del sonno”

Nella primi anni del Novecento (1917-1927) si verificò la famigerata epidemia di encefalite letargica (chiamata anche la malattia del sonno) dove furono colpite quasi cinque milioni di persone.

Solo un piccola parte di queste persone sopravvisse: erano come addormentate in un sonno senza fine, intrappolate nel loro stesso corpo e simili più a statue che ad esseri umani.

Un terzo delle persone colpite morì negli stadi acuti della malattia, in stato di coma così profondo da escludere possibilità di risveglio, o in stato di insonnia così ribelle da escludere possibilità di sedazione. […] Questi malati presentavano inerzia assoluta. Erano oncologicamente morti, o “sospesi” o “addormentati”, in attesa di un risveglio che giunse (per la piccola frazione di sopravvissuti) cinquant’anni dopo.Dott. Oliver Sacks, Risvegli

Dopo l’encefalite letargica

Nel periodo che va dal 1927 al 1967 si registrarono molti casi di pazienti che guarirono dall’encefalite letargica e che furono in grado di vivere normalmente, almeno così si pensava.

Infatti, nella stragrande maggioranza dei casi, si manifestarono una sorta di effetti collaterali (sindromi postencefalitiche) anche anni o decenni dopo.

Non si trovò mai spiegazione a questo fenomeno. Successivamente si appurò anche un altro strano elemento e cioè che i sintomi di questa malattia postencefalitica non erano uguali per tutti ma si basavano su due componenti soggettive di ogni individuo: i tratti della personalità e il contesto ambientale in cui il paziente era collocato.

Questo fatto aveva un impatto enorme anche nelle cure in quanto ogni paziente reagiva ai farmaci somministrati in maniera del tutto individuale con conseguente aumento della complessità nel capire la totalità degli effetti ai farmaci.

Per la maggioranza dei pazienti postencefalitici, l’avvenire si prospettò assai più cupo. I sopravvissuti scesero irrevocabilmente, cerchio dopo cerchio, nel baratro di una malattia sempre più profonda, senza speranza, vittime di una solitudine inimmaginabile.Dott. Oliver Sacks, Risvegli

Negli anni la malattia subì una sua evoluzione. Quegli stati di immobilità che nella fase acuta della malattia si presentavano raramente, divennero, a partire dal 1930, sempre più frequenti e senza via di scampo.

Non è un caso che l’encefalite letargica venne soprannominata la “malattia del sonno“. Ciò che caratterizzava questo sonno erano stati come parkinsonismo, passività, immobilità e apatia, della durata di decine e decine di anni.

Alcuni di questi pazienti si ritrovarono a vivere in una sorta di dimensione atemporale dove eventi e avvenimenti non potevano essere registrati e catalogati dalla loro mente, una sorta di limbo, quasi un buco nero che distorceva lo scorrere del tempo fino a fermarlo del tutto.

Solo poche circostanze isolate – campanelli, d’allarme antincendio, il suono del gong per il pranzo, l’arrivo inatteso di amici o di notizie – potevano subitamente ravvivarli per un minuto, rendendoli sorprendentemente attivi e frementi di eccitazione.Dott. Oliver Sacks, Risvegli

La cosa davvero straziante è che la loro mente era comunque tersa e non ottenebrata, erano consapevoli ma privi di qualsivoglia forza di volontà, imprigionati nel loro stesso corpo senza possibilità né di reagire né di entrare in contatto con il mondo esterno.

Spesso abbandonati a loro stessi dalla famiglia o dagli amici, venivano portati in cronicari, ospizi o manicomi, senza che venissero fornite loro alcune cure specifiche. La maggior parte di loro veniva rinchiusa in queste strutture e dimenticata fino alla morte.

Oliver Sacks: Risvegli

Era il 1966 quando Oliver Sacks entrò a far parte dell’equipe medica del Mount Carmel Hospital e fu proprio in questo luogo che conobbe i pazienti postencefalitici rinchiusi dai tempi dell’epidemia di encefalite letargica avvenuta quasi cinquant’anni prima.

Oliver Sacks
Oliver Sacks

Fu proprio grazie al suo contributo che i pazienti postencefalitici del Mount Carmel riuscirono a “ritornare alla vita”, anche se solo per un breve periodo. Oliver Sacks chiamò questo periodo “Risvegli” perché, effettivamente, si trattò di un risveglio da un sonno, dovuto alla malattia, durato decenni e decenni.

Risvegli è la sola descrizione che esista per quei malati, del loro pluridecennale “sonno” e del loro improvviso e clamoroso “risveglio” nel 1969.Dott. Oliver Sacks, Risvegli

Erano pochi i medici disposti ad analizzare minuziosamente questa tipologia di malattia e soprattutto la tragedia umana che si consumava dietro di essa.

L’approccio di Sacks ai pazienti era del tutto singolare e totalmente dissimile da quello dei suoi colleghi.

Era la persona giusta nel posto giusto vista la sua estrema curiosità nel comprendere i meccanismi più profondi e le implicazioni neurologiche che si esprimevano in chi soffriva di queste peculiari malattie.

Inoltre la sua umanità, la sua disponibilità all’ascolto e alla comprensione e soprattutto, la sua attitudine a trattare questi pazienti come persone prima che malati, lo rendeva il medico perfetto per quel tipo di ambiente clinico.

Ciò che è stato sprezzantemente liquidato dalla maggior parte dei miei colleghi si dimostrò esattamente il contrario [per me]: era una situazione ideale in cui osservare, assistere, esplorare. Risvegli sarebbe stato scritto, io credo, anche se non ci fosse stato alcun “risveglio”; sarebbe stato […] un resoconto dell’immobilità e del buio di queste vite fermate e congelate, nonché del coraggio e della rassegnazione positiva con cui i pazienti, nonostante tutto, affrontavano la vita.Dott. Oliver Sacks, Risvegli

Per meglio comprendere l’operato di Sacks nei confronti dei pazienti e del suo lavoro, possiamo iniziare col dire che era il tipo di medico che passava dalle 12 alle 15 ore al giorno con i malati.

In questo tempo cercava in tutti i modi di partecipare al loro stato: li osservava, li studiava, ci parlava (anche se non rispondevano) e teneva lunghi diari in cui annotava tutte le eventuali reazioni e situazioni che si venivano a creare.

Inoltre, documentava il tutto con la sua macchina fotografica essendo consapevole del fatto che determinate cose non si erano mai viste e, con tutta probabilità, non si sarebbero più viste.

Il Mount Carmel Hospital

Il Mount Carmel Hospital era un ospedale per cronici per cui era difficile trovare medici disposti a lavorarci. Tuttavia erano le sole strutture in grado di studiare determinate tipologie di pazienti, specie quelli con disordini neurologici gravi.

Quando nel 1966 Sacks entrò a far parte dell’equipe medica del Mount Carmel vi trovò il più folto gruppo di pazienti postencefalitici di tutti gli Stati Uniti, un’ottantina in tutto.

Molti di questi si trovavano in condizioni drammatiche: immersi in una sorta di «sonno patologico», senza possibilità di proferire parola o effettuare movimenti e totalmente dipendenti dalle cure del personale infermieristico.

Fu tra il 1966 e il 1969 che Sacks riunì tutti i pazienti postencefalitici dell’ospedale e ne fece gruppo a parte cercando in tutti i modi di trattarli prima come persone piuttosto che pazienti cronici.

Tutto il personale che si occupava di questi pazienti fece il possibile per migliorare la loro qualità della vita: dalle ricerche per ritrovare parenti e amici al comportamento atto a eliminare il classico e freddo rapporto personale-paziente.

Molti di questi pazienti subivano la malattia in maniera del tutto soggettiva. Alcuni di essi avevano perso ogni speranza raggiungendo uno stato di completa assenza sapendo che non vi erano più possibilità di risvegliarsi.

Altri (ma forse tutti), non accettavano lo stato delle cose; si sentivano come derubati dei migliori anni della loro vita e questo li distruggeva e li portava a desiderare oltre che una cura, anche una sorta di risarcimento per tutto ciò che avevano perduto.

Questo era ciò che pensavano prima dell’arrivo del «farmaco miracoloso» chiamato L-Dopa.

L-Dopa: il farmaco miracoloso

La L-Dopa è il «farmaco miracoloso» che ha reso possibile, seppur per un periodo di tempo limitato, il risveglio dei pazienti postencefalitici.

Nel 1960 si scoprì che nelle persone affette dal morbo di parkinson, le aree del cervello colpite, avevano difficoltà a metabolizzare la dopamina. Infatti, come afferma lo stesso Sacks:

Le parti colpite del cervello presentavano un deficit del neurotrasmettitore della dopamina, […] in quelle aree vi era inoltre un’alterazione del trasporto e del metabolismo della dopamina.Dott. Oliver Sacks, Risvegli

In questi pazienti si provò a somministrare il precursore naturale della dopamina ossia la L-Dopa (levo-diidrossifenilalanina) con risultati assolutamente incoraggianti.

Nel 1967 i pazienti postencefalitici e parkinsoniani del Mount Carmel conoscevano già la L-Dopa e tra essi vi erano pareri discordanti: chi era ansioso di sperimentarla e chi aveva qualche riserva. Poi, chiaramente, vi erano coloro che non potevano esprimere nessuna reazione in merito.

All’epoca in cui Sacks arrivò al Mount Carmel (1966) il costo della L-Dopa era altissimo ed assolutamente proibitivo ma negli anni successivi (1968) il costo subì un forte ribasso e finalmente nel marzo del 1969, si poté sperimentare anche sui pazienti dell’ospedale.

Sacks, un po’ diffidente sull’utilizzo della L-Dopa con i suoi pazienti (visto che non erano parkinsoniani puri ma avevano delle situazioni molto più complesse e intricate) afferma:

Quando la malattia e la morte reclamarono alcuni [pazienti] (specie durante la tremenda estate del 1968), la necessità di fare qualcosa divenne più chiara e impellente, cosicché alla fine, nel marzo del 1969, mi convinsi a cominciare i trattamenti con la L-Dopa, sebbene con grande prudenza.Dott. Oliver Sacks, Risvegli

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Oliver Sacks e Leonard: periodo pre-trattamento con la L-Dopa

Leonard L.

Tra i pazienti che Sacks ebbe in cura ve ne fu uno in particolare che ebbe un’influenza ed un impatto particolare su Sacks stesso. Questo paziente era Leonard L.

Leonard, all’epoca dell’incontro con Sacks, aveva quarantacinque anni ed era «privo di parola e di movimenti volontari, salvo che per limitatissimi movimenti della mano destra. Grazie ad essi era in grado di scrivere messaggi toccando le lettere dell’alfabeto stampate su una tavoletta: da quindici anni, questo era il suo modo di comunicare finché non fu intrapresa la terapia con la L-Dopa, nella primavera del 1969

Sacks si rese subito conto di non avere una persona comune davanti a sé. Leonard era colto e molto intelligente e, cosa molto più importante, sembrava che tutte le cose che Leonard aveva letto, pensato e sperimentato fisicamente fossero rimaste impresse indelebilmente nella sua mente. Di Leonard Sacks dice:

Nei sei anni e mezzo dacché lo conosco mi ha insegnato più cose lui sul parkinsonismo, sulla malattia postencefalitica, sulla sofferenza e sulla natura umana che non tutto il resto dei miei pazienti messi insieme.Dott. Oliver Sacks, Risvegli

Quando Sacks lo incontrò, Leonard presentava un quadro clinico pressoché invariato dal suo ricovero in ospedale: come altri pazienti postencefalitici «mummificati», Leonard presentava un aspetto nettamente più giovane rispetto alla sua età anagrafica. Aveva il viso come quello di un ventenne pur avendo quarantacinque anni.

Sacks descrive così il quadro clinico di Leonard nel 1966:

Presentava estrema rigidità del collo, del tronco e degli arti, e marcate modificazioni distrofiche delle mani, che erano piccole come quelle di un bambino; aveva il viso fisso per la pesante maschera parkinsoniana, ma se sorrideva, il sorriso persisteva per minuti o per ore; era completamente privo di voce, tranne che in casi di insolita eccitazione, e allora poteva gridare o parlare con forza considerevole. Soffriva di frequenti “microcrisi” di retroversione dei bulbi oculari associata a incapacità transitoria di movimento o di risposta; queste microcrisi duravano solo pochi secondi, ma si verificano decine e anche centinaia di volte al giorno. I suoi movimenti oculari, quando leggeva o si guardava intorno, erano rapidi e sicuri, e costituivano l’unico segno esteriore di pronta e attenta intelligenza imprigionata in quel corpo immobile.Dott. Oliver Sacks, Risvegli

Pensieri, sentimenti e versi preferiti di Leonard

Nel giorno del primo incontro, Sacks iniziò già a cercare di comprendere meglio lo stato psicologico di Leonard. Gli chiese infatti:

«Come ci si sente ad essere come lei? A che cosa lo paragonerebbe?»

Sulla tavoletta Leonard scrisse quanto segue:

«In gabbia. Spogliati di tutto. Come la pantera di Rilke*». Poi continuò scrivendo: «Questo è uno zoo umano.»

I dialoghi tra Sacks e Leonard continuarono per tutti gli anni in cui Sacks ebbe in cura Leonard. Una volta Leonard scrisse:

C’è una presenza spaventosa, e una spaventosa assenza. La presenza è un insieme di irritazioni, spinte e pressioni, e di impedimenti, costrizioni e arresti […]. L’assenza è un isolamento terribile, un freddo restringimento, un avvizzimento molto più terribile di quanto lei, dottore, o chiunque non sia in queste condizioni possa mai arrivare a immaginare: è un’oscurità e un’irrealtà senza fondo.**Leonard L.

Altre volte non vi è traccia di questo senso di spinta, di urgenza, di attiva depredazione, ma una specie di calma totale, un niente che non è affatto spiacevole. È una sospensione della tortura. Ma è anche qualcosa di simile alla morte. In queste occasioni, sento che la mia malattia mi ha incastrato, mi ha liberato da tutte quelle voglie e i desideri che hanno gli altri.Leonard L.

Quando si trovava in queste condizioni Leonard pensava ai versi tratti da Eloisa ad Abelardo di Alexander Pope***

È importante analizzare cosa Leonard amasse leggere in quei momenti. I seguenti versi rappresentano un po’ lo status emozionale in cui Leonard versava.

  • *”Der Panther” (La pantera) è una poesia scritta dal poeta tedesco Rainer Maria Rilke. I versi a cui Leonard si riferisci sono questi: “Il suo sguardo, per lo scorrere continuo delle sbarre, è diventato così stanco, che non trattiene più nulla. E’ come se ci fossero mille sbarre intorno a lui, e dietro le mille sbarre nessun mondo”.
  • **Four Quartets di T.S. Eliot: “Discendere più in basso, discendere solo nel mondo della perpetua solitudine, mondo non mondo, ma ciò che non è mondo, buio interiore, privazione e spoliazione di ogni proprietà, inaridimento del mondo dei sensi … inoperosità del mondo dello spirito …”
  • ***Eloisa to Abelard di Alexander Pope: “Per te i fati, severamente benevoli decretano un’algida sospensione dal piacere e dal dolore, la tua vita una lunga calma di fisso risposo; non polso che tumulta, non sangue che s’accende. Immoto come il mare prima che i venti imparassero a soffiare o lo spirito mobile ordinasse alle acque di scorrere”.

Profilo psicologico di Leonard dai 10 ai 30 anni e pensieri

Nonostante la malattia, Leonard si dimostrò in grado di partecipare attivamente al lavoro di Sacks ed è proprio Sacks che afferma quanto l’aiuto di Leonard fosse stato provvidenziale nel comprendere i meccanismi «spirituali ed esistenziali» dei pazienti postencefalitici.

Per comprendere quanto sia stato essenziale nel lavoro di Sacks, è doveroso descrivere il profilo psicologico di Leonard per capire meglio anche il suo pensiero e il suo rigore morale nei confronti della malattia.

A dieci anni affermava spesso: «Voglio passare la vita a leggere e a scrivere. Voglio seppellirmi nei libri». Leonard allora non sapeva quanto queste parole erano predestinate ad avverarsi ed infatti nella prima adolescenza Leonard si seppellì letteralmente nei libri.

Aveva pochi amici ed era assolutamente lontano dai tutti quei comportamenti che erano propri della sua età.

I primi sintomi della malattia postencefalitica iniziarono a manifestarsi già a quindici anni. «La sua mano destra incominciò a irrigidirsi, diventò debole, pallida, rattrappita».

Anche se negli anni la sua invalidità si fece sempre più pressante riuscì a laurearsi ad Harward, all’età di ventisette anni, con il massimo dei voti.

A trent’anni quasi completamente devastato dalla malattia e con quasi totale immobilità, venne ricoverato al Mount Carmel Hospital.

Negli anni che seguirono il suo ricovero, Sacks ebbe modo di conversare con Leonard tante e tante volte. Anche se queste conversazioni erano perlopiù a senso unico e le risposte di Leonard erano estremamente telegrafiche (visto che tamburellava sulla sua tavoletta per comunicare) ciò non toglie che fossero assolutamente importanti dal punto di vista clinico ed umano.

Non ho vie d’uscita, sono intrappolato in me stesso. Questo stupido corpo è una prigione con finestre, ma senza porte.Leonard L.

…si ritrovò ad esprimere a Sacks in una delle loro conversazioni.

Tuttavia, nonostante odiasse la sua malattia, aveva una non comune capacità di accettazione del suo destino ed una forza interiore senza eguali.

Sono quel che sono. Sono parte del mondo. La mia malattia e deformità sono parte del mondo. A loro modo, sono belle, come un nano o un rospo. È il mio destino che io sia qualcosa di distorto e grottesco.Leonard L.
Oliver Sacks - Risvegli
Foto di pazienti affetti da sindrome postencefalitica.

Già da questi pochi pensieri possiamo scorgere come lo spirito dell’uomo sia indistruttibile anche nelle più gravi avversità. Questa è la forma più grande di proattività che un uomo possa trovare ed usare in se stesso.

Ripetiamo un concetto espresso da Leonard: “La mia malattia e deformità sono parte del mondo. A loro modo, sono belle, come un nano o un rospo“. Questa frase di Leonard racchiude tutta la magnificenza del creato, ove vi è bellezza in tutte le cose, perché tutto fa parte del tutto. La bellezza è sempre negli occhi di chi guarda.

Leonard fu il primo paziente del Mount Carmel che Sacks sottopose con la L-Dopa.

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Oliver Sacks e Leonard: durante il trattamento con la L-Dopa

Il trattamento con la L-Dopa e il primo “risveglio”

Nel marzo del 1969 Leonard iniziò ad assumere la L-Dopa con un dosaggio di 5 g giornalieri. Nelle prime settimane non si videro segnali significativi di reazione al farmaco.

Tuttavia, dopo questo periodo iniziale, probabilmente imputabile ad un assestamento del farmaco, Leonard ebbe quello che letteralmente venne chiamato “Risveglio“.

La rigidità scomparve da tutti gli arti e il signor L. si sentì colmo di forza e di energie; ritrovò la capacità di scrivere e di battere a macchina, di alzarsi dalla sedia, di camminare con un certo aiuto e di parlare a voce forte e chiara, tutte cose che non gli erano state più possibili dall’età di venticinque anni. Nella seconda metà di marzo, godette di una mobilità, di una salute e di uno stato di felicità quali non conosceva da trent’anniDott. Oliver Sacks, Risvegli

Vita e pensieri di Leonard durante il trattamento con la L-Dopa

Ovviamente questo risveglio ebbe in Leonard un profondo impatto emotivo, sensoriale e spirituale.

Era un uomo del tutto nuovo, rinato. L’odio che provava per la malattia e per il mondo intero si dissolse come neve al sole, quasi come se quella esperienza così devastante fosse stata di preparazione a quell’unico e meraviglioso risveglio.

Per questo è valsa la mia vita di malattia. La L-Dopa è una medicina benedetta, mi ha restituito la possibilità di vivere. Mi ha aperto, mentre prima ero chiuso come un’ostrica. Se tutti si sentissero bene come mi sento io, nessuno penserebbe più a litigare, o a fare la guerra. Nessuno penserebbe più a dominare o a possedere. Ci sarebbe il puro godimento di sé e degli altri. Tutti si renderebbero conto che il paradiso è quaggiù, sulla Terra. Leonard L.

Queste parole di Leonard sono il fulcro di tutto lo studio di questo articolo-documentario inserito nel progetto Modelli di Successo. Qui Leonard tocca il picco del suo potenziale. Un uomo praticante morto da più di trent’anni che improvvisamente si risveglia.

Con quali occhi pensate che Leonard possa guardare il mondo ora? Un uomo così è inarrestabile.

E adesso pensate a voi… Che non avete una malattia così devastante ma che anzi siete vivi e liberi di fare qualsiasi cosa e andare dove volete.

Pensate a Leonard e chiedetevi: “Qual è il mio limite?” Non ne avete… Siete vivi, siete liberi… Il vostro unico limite dovrebbe essere il il cielo.

Ora quel risentimento provato per oltre trent’anni faceva spazio ad una gioia immensa. Tutto aveva preso colore e bellezza; si sentiva in armonia col mondo intero dimenticando, anche solo per un momento, quegli anni di prigionia che lo avevano ridotto ad una statua.

Durante quel periodo di risveglio Leonard era come inebriato dalla realtà che stava vivendo. Usciva nel giardino dell’ospedale, toccava fiori e foglie e ne assaporava la vista e il tatto come se non li avesse mai visti prima.

Mi sento salvato, risorto, rinato. Sento in me una salute che è pari alla Grazia… Mi sento come un innamorato. Ho infranto le barriere che mi escludevano dall’amore.Leonard L.

A livello emozionale, ciò che predominava in Leonard erano sentimenti prevalentemente di libertà, felicità e appagamento nei confronti di se stesso e del mondo intero:

Sono stato affamato e pieno di desiderio per tutta la vita, e adesso sono sazio. Appagato. Soddisfatto. Non voglio altro.Leonard L.

Si era lasciato alle spalle tutte quelle emozioni negative che aveva provato per decenni. In quel periodo aveva toccato le più alte vette di estasi emozionale come mai aveva fatto. Si sentiva davvero in Paradiso.

Tutto questo, purtroppo, non era destinato a durare.

Inizio dei problemi (cupe avvisaglie, pressione, insofferenza, esplosione)

Nell’aprile del 1969, quindi appena un mese dopo l’inizio del suo trattamento con la L-Dopa, iniziarono a manifestarsi sintomi ossessivi.

Quella che era pienezza di vita divenne pressione e Leonard incominciò a mutare drasticamente il suo comportamento.

Quell’armonia che provava nelle prime settimane dopo il risveglio si trasformò in ossessione prendendo una forma maniacale.

Ora Leonard si sentiva investito da una missione messianica a cui lui, il salvatore, doveva adempiere: portare la buona novella a tutti coloro che avessero bisogno della L-Dopa.

In aprile inoltrato, quel senso di appagamento interiore che aveva pervaso tutto l’essere di Leonard mutò, dapprima in uno stato di insofferenza e, successivamente, in una insaziabile sete di potere e di possesso che sfociava in un istinto sessuale che non poteva reprimere in alcun modo.

Questo periodo ebbe un epilogo emozionale senza paragoni: tutta l’eccitazione e tutto il turbamento represso esplodevano trasformando Leonard in una sorta di “uomo-bestia” perennemente sovraeccitato e bramoso di appagamento sessuale.

Ora che ho la L-Dopa nel sangue non c’è niente al mondo che io non possa fare, se lo voglio. La L-Dopa è potenza e forza inarrestabili. Dopo trent’anni di attesa, la L-Dopa mi ha dato la potenza che bramavo.Leonard L.

Primi segni di recrudescenza

Da queste manifestazioni di eccitamento che sfociavano in una stato di estrema crisi ossessiva, le condizioni di Leonard peggiorarono lentamente ma inesorabilmente.

In concomitanza con queste forme maniacali, Leonard iniziò a mostrare comportamenti del tutto nuovi ed inaspettati:

«Cominciò a parlare a grande velocità e a ripetere più e più volte le stesse parole e frasi (palilalia). Catturava e tratteneva di continuo con lo sguardo diversi oggetti, incapace di distoglierne lo sguardo.

La fretta e la perseverazione incontrollabili gli resero difficile la lettura: una volta che incominciava a leggere, procedeva sempre più in fretta incapace di frenare questo tipo di festinazione, era costretto, per poter afferrare il senso di una frase, a chiudere di scatto il libro, prima di proseguire nella sua lettura.

Comparvero i tic, ogni giorno più numerosi: improvvisi impulsi e tic degli occhi, smorfie, chioccolii, grattamenti fulminei». (Dott. Oliver Sacks)

Il peggioramento e l’assuefazione a L-Dopa

Nel luglio del 1969, tutti quei comportamenti e manifestazioni maniacali e agitate si cristallizzarono nel suo essere aumentando di intensità.

Tra le altre cose, iniziò ad avere delle forme di «blocco motorio e del pensiero».

In queste occasioni invocava l’aiuto del Dottor Sacks gridando: «Dottor Sacks! Dottor Sacks, Voglio…» senza riuscire a terminare la frase; si bloccava e basta, come se avesse una batteria sul punto di scaricarsi… si spegneva.

Questo accadeva anche quando scriveva e camminava. Ad un tratto si arrestava, di colpo, senza preavviso alcuno.

In tutto questo periodo così difficile per Leonard, anche la risposta al farmaco iniziò a mutare, provocando effetti di rimbalzo che lo facevano passare da

«uno stato di intensa vivacità ed eccitazione a uno stato di profondo esaurimento, associato a grave recrudescenza dell’immobilità e della rigidità parkinsoniane e catatoniche. Questi sbalzi si manifestavano con una frequenza e una subitaneità sempre crescenti».

La completa assuefazione al farmaco era ormai evidente. La L-Dopa, il «farmaco miracoloso» che risvegliò Leonard e che Leonard stesso aveva benedetto, finì per tradirlo. La L-Dopa non funzionava più e questi effetti ne erano la prova.

Ogni sua reazione era diventata del tipo tutto-o-nulla. La zona intermedia della salute, della calma, dell’armonia, della moderazione era ormai scomparsa, ed egli si era totalmente scomposto in eccessi patologici di ogni genere.Dott. Oliver Sacks, Risvegli

Nella fine di questo mese infernale di luglio la L-Dopa gli fu sospesa e, ad agosto, Leonard torno alle sue condizioni originarie di immobilità.

Arrabbiato, depresso e angosciato per essersi risvegliato per un lasso di tempo così breve ed essere poi ripiombato nell’abisso del nulla Leonard non parlò e non si mosse più.

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Oliver Sacks e Leonard: periodo post-trattamento con la L-Dopa

Prove, pensieri e accettazione

Nel mese di settembre del 1969, Leonard riprese a “parlare” con la sua tavoletta:

Quest’estate fu grande e straordinaria, ma qualunque cosa sia accaduta allora non accadrà più. Pensavo di potermi fare una mia vita, di trovare un posto mio. Non ci sono riuscito e ora sono contento di essere come sono; un po’ meglio, forse, ma non ci sarà più quello che c’è stato.Leonard L.

Dal mese di settembre del 1969 e per i successivi 3 anni, il Dottor. Sacks, su richiesta di Leonard, provò altre cure, altri farmaci ed altre terapie.

Leonard sperimentò altri «risvegli» in questo lasso di tempo, ma mai come nell’estate del 1969. Nel suo ultimo tentativo senza successo Leonard disse:

Siamo arrivati al capolinea. Ho chiuso con le medicine. Non c’è nient’altro che lei possa fare per me.Leonard L.

Da questo punto in poi, Leonard sembrò aver superato le speranze, i rimpianti e le promesse del farmaco miracoloso. Aveva semplicemente accettato la sua condizione dimostrando, come aveva già fatto in passato, una forza ed un’intelligenza assolutamente uniche.

Da principio, pensavo che la L-dopa fosse la cosa più meravigliosa del mondo, e benedicevo lei, dottore, per avermi dato l’elisir di lunga vita. Poi, quando tutto è andato male, ho pensato che fosse la cosa peggiore del mondo, un veleno letale, un farmaco che sprofondava la persona negli abissi dell’inferno; e l’ho maledetta per avermela data. I miei sentimenti erano terribilmente confusi, fra paura e speranza, odio e amore… Ora accetto le cose così come sono. È stato meraviglioso, terribile, drammatico e comico. E alla fin fine… triste, e questo è quanto. In questi tre anni ho imparato molte cose. Ho infranto barriere che mi avevano bloccato per tutta la vita. Ora voglio rimanere me stesso, e lei si tenga pure la sua L-dopa.Leonard L.

Altri tentativi

Nonostante la palese accettazione, Leonard viveva stati contrapposti: da un lato quella sensazione di rassegnazione, dall’altro il totale rifiuto di quella condizione così devastante. Pregava e si chiedeva perché il fato fosse stato così duro e spietato con lui.

Non riusciva ad accettare quello stato pietrificato, specie dopo aver vissuto davvero, anche se solo per quello che poteva sembrare un istante paragonato ad una vita intera.

Nonostante l’odio per il farmaco che lo aveva tradito, decise di provare ancora chiedendo al Dottor Sacks di iniziare un nuovo ciclo di terapie.

Come già avvenuto nel settembre del 1969, anche gli anni successivi in cui si provò con questo nuovo ciclo di terapie (siamo negli anni fra il 1974 e il 1980) non ebbero successo.

Leonard si trovava sballottato tra stati di immobilità ed eccitazione patologica contornata da tic, tensioni, blocchi.

Nonostante le terapie, Leonard conservò un buono stato di salute fino al 1977. Successivamente, tra gli effetti dei farmaci e i tagli al personale dell’ospedale (che era essenziale per le cure ed il supporto che fornivano ai pazienti come Leonard), iniziarono anche i problemi fisici.

Leonard calò di peso, si indebolì, spesso gli andava di traverso il boccone con pericolo di soffocamento, ebbe parecchie polmoniti, infezioni alle vie urinarie e, quel ch’è peggio, lacerazioni spontanee della pelle. Ora nel 1978 era un uomo malato ed emaciato: moriva un poco ogni giorno e lo sapeva beneDott. Oliver Sacks, Risvegli

La sua salute degenerò drasticamente in uno stato di perenne malattia fisica, lacerazioni della pelle e conseguente debolezza. Tutta l’energia interiore e la rabbia svanirono pian piano facendo posto solo al vuoto che la speranza lascia quando svanisce.

Che senso ha? Solo dolore e pus, pus e dolore. Non ne vale la pena. Non è vita.Leonard L.

Pensate quanto può essere forte lo spirito dell’uomo e quanto può essere estrema la sua voglia di vivere. Qui Leonard definisce “Vita” quello stato di immobilità statuaria che aveva caratterizzato tutta la sua esistenza.

Quella che aveva considerato come maledizione (l’encefalite letargica) la chiamava ora “Vita” perché il peggioramento delle sue condizioni fisiche avevano peggiorato anche quel poco di esistenza che Leonard aveva.

1981: La L-Dopa funziona ancora ma Leonard non vuole più vivere

Come si sa, al peggio non vi è mai fine. Infatti, per uno strano scherzo del destino, l’ultimo tentativo con la L-dopa, effettuato nell’attuale stato fisico di Leonard, funziono!

Stavolta però, la reazione di Leonard non fu come la prima volta. Al posto di armonia, stupore e felicità per il risveglio, vi erano frustrazione, rabbia e voglia di morire.

Morte e dannazione! Schifosa Dopa e schifoso miracolo! Guardatemi: sto cadendo a pezzi, sto morendo, sono quasi morto, e voi “ora” venite a resuscitarmi con la L-dopa! Questo è un miracolo ributtante… è osceno… altro che Lazzaro!… Oh, Cristo santo, piantatela e lasciatemi morire in pace.Leonard L.

Leggi anche: Bronnie Ware: i 5 rimpianti più grandi di chi sta per morire (e come evitarli)

Leonard muore: i suoi insegnamenti per vivere una vita piena

A questo punto il Dottor Sacks, interruppe ogni terapia e lasciò Leonard morire in pace.

Tornò al suo silenzio e all’immobilità, senza dare alcun segno esterno di vita. Non avevo idea di che cosa gli accadesse dentro, ma sentivo che era conscio, anche se con il pensiero volto alle cose ultime. Appariva infinitamente composto e preparato. Sedevo spesso accanto al suo letto e osservavo il suo volto tranquillo, in pace. La morte, quando venne, fu gentile e non si fece sentire: egli rese l’anima di buon grado, lietamente, abbandonando quel povero corpo che era stato il suo lungo purgatorio.Dott. Oliver Sacks, Risvegli

Perché analizzare la malattia e la morte di una persona? Come possono le vicende di un malato che muore essere un Modello di Successo? Come si può prendere uno spunto per vivere una vita piena e appagante da una vicenda come questa?

Ho sempre affermato che il successo è ovunque e che le persone di successo sono ovunque. Il successo lo si può trovare nei posti e nelle vicende più buie.

Il successo non è solo dei belli, ricchi e famosi anzi, probabilmente c’è più successo in un povero malato terminale che affronta la malattia con coraggio, accettazione e riuscendo a vedere addirittura la scintilla divina nel suo fato che in tutti i belli, ricchi e famosi messi insieme.

Ricordate sempre: la bellezza è negli occhi di chi guarda

  • Quando riuscirete a scorgere il bello e il meglio anche dalle vicende negative come questa…
  • Nel momento in cui riuscirete a comprendere che nei problemi e negli eventi negativi è sempre possibile fare qualcosa di buono…
  • L’attimo in cui vi renderete conto che il bene e il male non sono forze opposte ma complementari…
  • Ogni volta che scorgerete il bello e il magico che c’è dietro i protagonisti di questo articolo-documentario…

Allora e solo allora, anche voi, proprio come Leonard e il Dott. Sacks, comprenderete che la vita è una scintilla divina che mai smette di ardere.

È dentro di voi, come è dentro Leonard e Sacks, come è dentro le persone di tutto il mondo.

Come disse Leonard:

Se tutti si sentissero bene come mi sento io, nessuno penserebbe più a litigare, o a fare la guerra. Nessuno penserebbe più a dominare o a possedere. Ci sarebbe il puro godimento di sé e degli altri. Tutti si renderebbero conto che il paradiso è quaggiù, sulla TerraLeonard L.

Vivete una vita piena perché voi potete farlo. Pensate a Leonard che pur non potendo ha dato il massimo in quei pochi giorni di risveglio che ha vissuto.

Promettetelo a voi stessi: vivete una vita piena e di successo… Fatelo per voi…

Fatelo per Leonard

Max

Domanda: Qual è stata la parte che ti piaciuta di più e quali sono le cose che hai imparato da quest'articolo? Scrivimi nei commenti.

Modelli di Successo

I Modelli di Successo sono set di regole (cose da fare, cose da ricordare, azioni, comportamenti, modi di pensare) estrapolate dalle personalità analizzate e che hanno prodotto sulle stesse dei risultati vincenti. Queste regole quindi, se assimiliate, seguite e fatte proprie, consentono di replicare i medesimi risultati.

COMPORTAMENTI VINCENTI

Ecco alcuni comportamenti vincenti che potete avere nella vostra vita per migliorare i vostri risultati:

  • Cercate di scorgere il successo in ogni aspetto della nostra esistenza: eventi positivi e negativi, salute e malattia, ricchezza e povertà. È come si sceglie di guardare il mondo la cosa importante e non come esso ci appare.
  • Abbiate il coraggio di affrontare ciò che temete o ciò che non potete cambiare. Abbiate la determinazione di agire quando dovete o la rassegnazione positiva quando non potete. La proattività parte dalla mente, da come affrontate le cose, da come le metabolizzate e da come scegliete di reagire ad esse.
  • Leonard è stato privo di parola e di movimenti volontari per una vita intera. Ciononostante non ha smesso di leggere, istruirsi e fare ciò che amava. Fate anche voi come lui. Lavorate per passione, fate ciò che amate e non dimenticatevi della la famiglia e degli amici. Ritagliatevi del tempo per voi e amatevi di più. Alla fine della vita sono queste le cose che conteranno davvero e non quanto avete lavorato o guadagnato.
  • La bellezza è negli occhi di chi guarda. La si può trovare ovunque, anche nelle cose all’apparenza brutte. Ogni cosa nell’universo è bella perché ogni cosa è fatta della stessa sostanza di cui è fatto l’universo intero. E l’universo, con i suoi gas, le sue esplosioni e la sua vastità è sempre meraviglioso.
  • Per Leonard anni di sofferenza furono cancellati nell’istante in cui si risvegliò. Perché? Perché all’atto del risveglio nulla aveva più importanza se non quel singolo momento. Ricordate anche voi che la vita è così e ripercorre sempre lo stesso schema. Sofferenza, dolore, tristezza passeranno per far spazio a quel singolo momento che cambierà la vostra intera esistenza.
  • Apprezzate ciò che vi capita, sia le cose buone che cattive. Tutto ha importanza perché tutto ci insegna una lezione. Anche in un malattia così devastante Leonard ha tratto un insegnamento spirituale enorme. Ogni cosa coopera sempre per il bene di noi stessi anche se spesso non vogliamo rendercene conto.
  • Perseverate sempre anche se questo vi porta dolore. Leonard tentò di risvegliarsi decine di volte con decine di terapie dopo che la L-dopa terminò di avere effetti positivi su di lui. Non si arrese ma continuò sempre a sperare. Non arrendetevi mai anche quando sembra tutto perduto.
  • Chi trova un amico trova un tesoro. Di questi tempi non se ne trovano molti. Il bello è che potete essere amici di tutti facendo la cosa giusta sempre. Accudire il prossimo come ha fatto il Dott. Sacks e nel modo in cui l’ha fatto l’ha reso una persona di grande successo. Prendete esempio da lui.

I Modelli di Successo sono piccole e semplici informazioni che possono cambiare drasticamente la vostra vita se assimilate e fatte proprie. Il segreto del successo? È che non vi sono segreti ma solo modi di essere, di fare e di pensare.

Personaggi citati

Oliver Sacks
Leonard L.
Robin Williams
Robert De Niro

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